2016
Ora serve una legge per proteggere i “whistleblower”
Studio Legale Gerardi / 0 Comments /Il termine può apparire un po’ complesso – whistleblower, letteralmente soffiatore nel fischietto – ma il significato lascia poche interpretazioni: dipendente che, dall’interno del proprio ente di appartenenza (pubblico o privato), segnala condotte illecite non nel proprio interesse individuale, ma nell’interesse pubblico. Su questo strumento di prevenzione della corruzione punta molto Raffaele Cantone, presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione: “un nuovo modo di essere dipendente pubblico” scrive il magistrato, richiamando l’obiettivo che si è prefissato il legislatore nella legge anticorruzione del 2012. Da non confondere con il delatore, colui cioè che denuncia per lucro, vendetta personale o servilismo. Bisogna invece esaltare l’‘importanza etica” – sostiene Cantone – “del contributo collaborativo dei dipendenti pubblici”.
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Ma c’è chi si spinge oltre: la radicale Irene Testa, insieme all’avvocato Alessandro Gerardi e agli ex parlamentari pannelliani Turco, Farina Coscioni, Zamparutti, Beltrandi e Bernardini, ha presentato al Senato una petizione per estendere l’istituto del whistleblowing non solo a tutte le pubbliche amministrazioni, ma anche agli organi costituzionali, ossia Camera, Senato, Csm, Corte Costituzionale e Quirinale, luoghi dove attualmente, come dichiara Testa, «ci si scontra con il regime dell’autodichia, ovvero con lo strumento di privilegio con cui queste istituzioni si sottraggono alle leggi ordinarie per le questioni amministrative, il che finisce con il creare una vera e propria zona franca dove guardia di finanza e magistratura ordinaria non possono entrare. Noi radicali chiediamo in primis che qualsiasi dipendente di questi organi possa avere il diritto di denunciare ogni tipo di illecito e che, conseguentemente, le autorità competenti possano svolgere le dovute indagini senza dover essere autorizzate dagli organi stessi».
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