Un diritto non è ciò che ti viene dato da qualcuno; è ciò che nessuno può toglierti. (Giudice Tom C. Clark)

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Verona, disabile fa causa all’Arena: «Davanti a me erano tutti in piedi, non ho visto il concerto»

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Corriere della Sera- edizione Veneto 13 febbraio 2020

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VERONA «Evanescence». Il nome di una delle sue band gothic rock preferite. Ma anche uno stato d’animo. Il suo, la sera del 2 settembre. Si è sentita «evanescente», quella sera, Sofia Righetti. E così, dice, non vuole più sentirsi. Perché quella sera per Sofia doveva essere una sera speciale. Lei e il suo ragazzo, ad ascoltare in Arena quel gruppo musicale gothic rock. Ma «speciale» in realtà è la stessa Sofia. Già, perché lei, che ha 30 anni, fa la modella ed è campionessa di sci, a 5 mesi ha subìto una lesione midollare. Da allora le sue gambe sono diventate la sua carrozzina. Di «disabile» Sofia non ha praticamente nulla. Tranne qualche «intoppo». Come quello della sera del 2 settembre quando in Arena il concerto di quegli «Evanescence» che aspettava da tempo non è riuscita praticamente a vederlo. Il motivo? Che lei, volente o nolente, seduta ci deve stare. Per forza. Ma chi le era attorno ha – come succede nei concerti rock – passato il tempo a ballare. Impedendole di vedere il palco. Aveva, Sofia, uno dei 35 posti che nell’anfiteatro sono riservati ai portatori di handicap. Posti che garantiscono un accesso facilitato alle uscite di sicurezza, ma che non possono fare altrettanto con la fruibilità dello spettacolo. Sofia prima si è arrabbiata e poi, quella rabbia, ha deciso in incanalarla in una battaglia. Ha prima scritto a «InVisibili», blog sulla disabilità del Corriere della Sera. E poi si è rivolta all’associazione Luca Coscioni e all’avvocato Alessandro Gerardi. Il risultato è stato un ricorso al tribunale di Verona per «condotta discriminatoria nei confronti delle persone con disabilità». E giovedì prossimo a risponderne davanti al giudice ci saranno Arena srl e Vivo Concerti, agenzia che ha organizzato la kermesse degli Evanescence. Sofia spiega che la sua è «una battaglia di giustizia sociale, contro le discriminazioni e non contro l’Arena o Verona che è la mia città e che amo». Che «le soluzioni se si vuole si possono trovare».

La foto che documenta il concerto «visto» dalla prospettiva di Sofia Righetti
La foto che documenta il concerto «visto» dalla prospettiva di Sofia Righetti
La risposta di Mazzi

A risponderle è Gianmarco Mazzi, amministratore delegato di Arena srl. « Abbiamo a cuore tutti gli spettatori che la frequentano e, in particolare, gli spettatori con disabilità – spiega – . Nell’attività di concessione dell’anfiteatro, vengono impartite prescrizioni molto severe agli organizzatori, a cui spetta il compito di riservare adeguati standard di accoglienza agli spettatori disabili. Il principio fondamentale a cui tali prescrizioni si ispirano, è quello del massimo rispetto della sicurezza, attraverso l’adozione di un piano condiviso con le istituzioni preposte; sicurezza non sempre facile da garantire all’interno di un monumento progettato duemila anni fa e sul quale è complesso qualsiasi intervento di natura strutturale, anche provvisorio. Comprendiamo il pensiero di Sofia Righetti e le siamo vicini. La sua azione legale, con richiesta di risarcimento di 5mila euro, verte, in sintesi, sulla difficoltà per le persone disabili di poter assistere con gratificazione ad un concerto se davanti a loro il pubblico si alza in piedi. Si tratta di una situazione che coinvolge migliaia di persone, oggettivamente difficile da disciplinare per gli organizzatori». Vorrebbe incontrare Sofia, Gianmarco Mazzi. Intanto c’è il tribunale. Che deciderà se quella «discriminazione» che ha fatto sentire evanescente Sofia in Arena è reale o meno.

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